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Coronavirus: consigli utili sugli investimenti

14/03/2020

Il Coronavirus si sta diffondendo a livello globale, portando ribassi diffusi sui mercati azionari e timori di recessione. Il bombardamento di notizie non aiuta a mantenere i nervi saldi e i più esperti sanno che panico (ma anche euforia) generano eccessi in una direzione o nell’altra. Come investitori dobbiamo essere consapevoli che ci sono cose che possiamo sapere e altre imprevedibili. Presentiamo di seguito cinque parole-chiave per orientarsi in questa incerta fase economico-finanziaria e sociale.

Pandemia
L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato che l’epidemia di Covid-19 “può essere caratterizzata come pandemia”. Con questo termine ci si riferisce a una malattia che può infettare e far ammalare le persone, si trasmette facilmente da un uomo all’altro e ha una diffusione globale. Si verifica quando emerge una nuova forma di virus (una mutazione o combinazione di precedenti) ed è molto contagiosa. A renderla particolarmente pericolosa è il fatto che non ci sia un vaccino per immunizzare la popolazione. Insomma, non è un’influenza stagionale, ma qualcosa di ben più severo.

Il modo più semplice per stimare la sua gravità è fare un confronto con le epidemie passate, anche se ciascuna ha caratteristiche leggermente differenti. Dal 1918 i tassi di mortalità sono scesi, ma il Coronavirus è un fenomeno nuovo, il cui trend non è del tutto stabilito. Anche la sua trasmissibilità non è facilmente calcolabile.

Recessione
E’ la fase del ciclo economico caratterizzata dalla riduzione del tasso di crescita dell’attività economica aggregata (Pil) per almeno due trimestri consecutivi. In una pandemia severa, le infrastrutture di un paese sono messe a dura prova, ad esempio per l’emergenza ospedaliera, i trasporti si fermano e chiudono i negozi di beni non primari. Questo è dovuto in parte alle misure restrittive per contenere l’epidemia, in parte all’aumento dei malati e in parte alla paura della gente di uscire di casa.

“Nel complesso, pensiamo che i costi del Coronavirus siano paragonabili a quelli di una pandemia non di grave intensità. Se assumiamo un tasso di mortalità dello 0,10% a livello globale, il Prodotto interno lordo mondiale potrebbe subire una flessione dell’1,5% nel 2020, ma molto ridotto nel lungo termine (0,2%), perché l’economia sarà in grado di riprendersi velocemente”, spiega Karen Andersen, strategist di Morningstar ed esperta del settore biotecnologico.

Nella tabella qui sotto sono riportati tre scenari globali (più ottimista, di base e più pessimista) e i valori medi che ne risultano con riferimento al numero di vittime, all’impatto sul Pil nel 2020 e sul lungo periodo. A ciascun scenario è assegnato un certo livello di probabilità.

Scenari di impatto del Coronavirus sull’economia globale

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Il grafico qui sotto mostra, invece, a titolo illustrativo l’impatto del Covid-19 sull’economia nel lungo periodo. Nel 2020, le ripercussioni saranno significative, ma dal 2021 il Pil tornerà a crescere fino ai livelli precedenti la pandemia.

L’impatto dell’epidemia Covid-19 nel lungo periodo

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Misure governative
In Italia, stiamo sperimentando in questi giorni le diverse fasi di intervento governativo. Il primo passo è isolare gli infetti e mettere in quarantena chi è stato esposto al rischio. Se l’epidemia continua a diffondersi, scattano misure di mitigazione, come l’isolamento sociale (chiusura delle scuole, cancellazione di eventi pubblici, incentivi allo smart-working) per rallentare la trasmissione. Questi provvedimenti sono i più efficaci per contenere la pandemia, ma hanno inevitabili contraccolpi sull’economia.

“Molti commenti sul Coronavirus si sono focalizzati sul rischio che le misure governative si rivelino eccessivamente drastiche nel caso l’epidemia sia meno devastante del previsto e quindi dannose per la congiuntura”, dice Andersen. “Noi siamo dell’idea che l’impatto sull’economia sarà di breve termine e che la maggior preoccupazione oggi deve essere quella di risposte politiche deboli, con la conseguenza di un’ulteriore diffusione del virus”.

Cina
Il Covid-19 è partito dalla Cina, dove a gennaio sono state prese drastiche misure di mitigazione del contagio, senza troppe preoccupazioni sull’impatto economico. Questi provvedimenti sembrano aver dato i loro frutti, malgrado le iniziali accuse di aver nascosto il problema. L’Organizzazione mondiale della sanità ha detto che il picco è stato raggiunto tra il 23 gennaio e il 2 febbraio e ora i casi sono in calo in modo consistente.

Gli analisti di Morningstar hanno ridotto le stime di crescita del Pil cinese per il 2020, dal 4,7% al 2,2%. Se i dati verranno confermati è il tasso più basso dal 1976. I ricercatori non si aspettano però un forte impatto nel lungo termine, al contrario un ritorno al trend pre-virus. Le loro stime sono più caute del consensus: +3,25% il Pil reale nei prossimi cinque anni contro, ad esempio, il +6% indicato dal Fondo monetario internazionale.

Previsioni Morningstar sulla crescita del Pil cinese prima e dopo l’epidemia

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Innovazione farmaceutica
Trovare un vaccino e una cura per il Covid-19 è essenziale per combatterlo definitivamente. Attualmente ci sono due strade che appaiono più percorribili di altre. La prima è un farmaco antivirale che è in fase sperimentale, il remdesivir prodotto da Gilead Sciences, che non è ancora in commercio ma è stato testato clinicamente sui pazienti cinesi malati. Era stato originariamente sviluppato per l’epidemia di Ebola. Secondo i ricercatori di Morningstar, queste sperimentazioni e la situazione di emergenza potrebbero accelerare il processo di approvazione.

I tempi potrebbero essere più lunghi per il vaccino. “Tra i produttori, Moderna è quella nello stato più avanzato”, spiega Andersen. “Ci vorrà, però, almeno un anno per completare i test su un numero sufficiente di pazienti in modo da essere sicuri di poterlo utilizzare su ampia scala.

Gilead e Moderna, entrambe quotate sul Nasdaq, non sono le uniche aziende farmaceutiche e biotecnologiche scese in campo. “I grandi produttori si stanno muovendo più lentamente”, concludono i ricercatori di Morningstar. “Forse perché si focalizzano su tecnologie più vecchie o probabilmente perché gli sforzi passati sono svaniti prima di arrivare all’approvazione”.

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